Il gelato 2.0. Andrea Soban

Valenza. La città dell’oro e dell’indecifrabilità. Un posto di frontiera, da tramonto di un’epoca. Uscita da un festival post-moderno di Sam Peckinpah, in mezzo ad una rapina al rallentatore. A metà strada tra Piemonte e Lombardia, senza il fascino facile delle colline monferrine e senza la tristezza nebbiosa dei paesini della Lomellina. Tra quelle province, che dell’anonimato fanno il loro credo, di Pavia e di Alessandria.Un piccolo centro, costellato da gioiellerie e case anni ’70, poca storia, ma nel mezzo del triangolo industriale Genova-Milano-Torino, uno di quei luoghi, baricentro della produttività italiana, dove passano tutti e non si ferma nessuno, dove la bellezza decade con la fuliggine dei camini e con le veloci trattative e strette di mano.
Qui, in questo luogo di passaggio, si è stabilita, ormai da trent’anni, la famiglia Soban, con origini equamente divise tra la Val di Zoldo (la valle dei gelatieri) e Monfalcone, nell’estrema provincia goriziana. Tre figli e una continuità che passa di mano in mano, ormai da quasi cinquant’anni. Dai tempi in cui Pieruz Gianpiera decise (ma non credo ci fosse molto da scegliere…) di partire per Colonia (Germania), senza la paradigmatica valigia di cartone, ma con la necessità di crearsi una professione. Quindici anni e non so quali pensieri, quali dolori e quali gioie, ma un’età troppo precoce per la solitudine…
Il tempo, su in Gemania, non andava sprecato. Anche nelle giornate di pioggia (che sono molte…), quando i clienti latitavano, lei e i suoi colleghi dovevano imbastire le cialde dal nulla, in modo da essere autarchici e risparmiatori. Molto lontano dalla bellezza. Questa le solca il volto, sotto forma di verecondia, quando le chiedo se avesse imparato il tedesco… Andrea, le fa le veci, e mi dice che sapeva benissimo frasi come “buongiorno, che gusti vuole?” o “ecco il resto”. Il tempo libero era qualcosa di sfumato. Le ore in gelateria la quotidianità, il pensiero e la fantasia.
Dopo aver conosciuto il suo futuro marito Paolo, acquistato una gelateria a Valenza e messo al mondo tre figli, Gianpiera si è fermata. Ha continuato (o cominciato) la produzione, ha insegnato, insieme al marito, la professione ai figli e ora si schermisce davanti ai ricordi della sua vita. Si occupa dei gelati alla frutta (alcuni veramente straordinari) e di rompere i cocchi. Uno per uno, in una sintetica dimostrazione di cultura.
Andrea non può che guardarla ammirata, continuando a ripetere “Io l’ho sempre detto che devo scrivere un libro su mia madre…”. Con una dissolvenza, prende in mano la conversazione, mostrando i due lati più manifesti della sua personalità, quella del gelatiere e quella del blogger.
Nel gelato non c’è più molto da inventare. Sì certo, si possono sperimentare nuovi gusti, nuovi accoppiamenti, “gastronomizzarlo” o renderlo un alimento trasversale, ma è difficile riuscire a farlo diventare un panettone. E questo anche nella comunicazione. C’è stato Grom… il resto è stata una conseguenza di sopravvivenza. E così l’artigiano ha messo il naso fuori dal suo laboratorio. Dicotomia. Cultura/pubblicità. Due cose così distanti ma così chiare, almeno nella testa di Andrea. Sito internet favoloso e fruibile, capacità di nascondersi o di mostrarsi, in festival, battage, manifestazioni e polemiche fra internauti, degni di uno zelig alleniano. Il suo gelato doveva uscire e ce l’ha fatta, con merito, con sincera complicità dei suoi colleghi (alcuni dei quali, da Marchetti a l’Albero dei Gelati, da Sanelli a Cappadonia stima senza compromessi o invidie). Lui ha la certezza della sua strada. Sola nell’olimpo (le uniche diramazioni di livello sono nella valle zoldana, con qualche gelatiere che, alle capacità, è ormai costretto a privilegiare i conti). Gelato di tradizione veneta con l’uovo perno ineluttabile, attorno cui far ruotare tutti gli altri elementi.

A distanza di un anno, alcuni suoi gusti hanno cambiato espressione. Su tutti, il pistacchio. Non ero rimasto persuaso, oltre la consueta dolcezza dei gelati di Andrea (perchè per lui e per la sua tradizione rimane indelebilmente una qualità e il lavoro per sottrazione non è qualcosa che gli appartiene…), quel pistacchio aveva un gusto “corrotto”. Ora gli ha tolto l’uovo, ha tenuto solo la carruba, ha provato diverse paste (da quelle pessime a quelle eccelse di Caudullo…), ha trovato un giusto mezzo, non gli ha tolto la dolcezza ma gli ha regalato la forza del frutto. Qualcosa, comunque, di diverso, come tutti i suoi gelati. Così lontani da quelli dei suoi colleghi, sia nei pregi che nei difetti…

Provo sette gusti di frutta (oltre una granita al chinotto che, a mio vanesio parere, è una delle cose più diverse e buone provate ultimamente… amara ma non dissetante… veramente particolare…) – cocco, limone di Amalfi, visciole della zona, pesca, fragola di Volpedo, anguria, albicocca –  e lì trovo tutti di livello. Con il mio cuore rimasto alle visciole. Non amo particolarmente i derivati di ciliegie e amarene, corrompono il sapore, rendendolo troppo dolce… Qui, invece, viene fatto uno straordinario lavoro sull’acidità che lascia il frutto, togliendogli la trasformazione. Gusto strepitoso…

Dove la base è l’uovo: crema gialla e tiramisù, Andrea accende il pullmino e porta tutti a scuola. Ensemble di vaniglia (ingrediente fondamentale nella sua gelateria…), zabaione, uova rotte, caffè, marsala e quant’altro. Gusti differenti con una sola anima.
Il controllo. Della gradazione alcolica, della punta acida e del retrogusto. L’uovo diviene raffinato ed esprime tutta la sua potenza. Gusti veramente diversi, difficili da rendere icastici per una penna…

Dopo aver assaggiato la sua nocciola (a cui non ha tolto il bianco d’uovo) e letto su internet peana e complimenti, io rimango nella mia epochè. Un po’ per mancanza di affinità, un po’ per mancanza di incomprensione. Ma tant’è… 

Andrea è un giovane che del passato ha mantenuto la gentilezza, le buone maniere, la straordinaria affabilità (quella che gli fa sempre mantenere l’orecchio aperto per le eventualità degli incontri) e  la capacità di saper leggere il futuro, non dando nulla per scontato. Ai tempi dell’alienazione digitale, Andrea continua a tramandare, oralmente e multimedialmente. La sua è una semantica del gelato…

GELATERIA SOBAN
PIAZZA GRAMSCI 23/A
VALENZA (AL)

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