Quando la birra ritorna dal Belgio. Valter Loverier

 

Cheese 2011. Fatta la tara di tutti i sedicenti imbonitori presenti, compro i formaggi che devo, parlo con le persone che mi servono e firmo un compromesso storico con mia moglie che mi permette di gironzolare per gli stand dedicati alla birra. I nomi mi sembran sempre gli stessi. Alcuni li conosco bene, altri poco. Le birre mi soddisfano. Mi chiedo perchè i mastri birrai si assomiglino un po’ tutti. Cerco Barley (che chiaramente non c’è…). Trovo Scarampola da cui degusto la sua straordinaria birra al chinotto e poi mi illumino.
Un flash mi riporta su un nome già sentito. Mi risuona nelle orecchie la parola migliore. Me la disse Stefano Romagnoni della Pazzeria di Milano quando gli chiesi di farmi qualche nome di piccolo produttore. Ed effettivamente non si è allontanato moltissimo dalla verità.
LoverBeer, Marentino, provincia di Torino. Piccolo stand. Sua moglie e lui, Valter Loverier.
La prima fortuna che gli riscontro è quella di avere un nome stratosferico per qualunque tipo di attività.
In maniera necessaria, però, ha scelto quella di birraio. La sua consonanza con un cognome fiammingo era talmente musicale che non poteva che decidere così… il resto è storia. Quella di uno che ha iniziato a guardare al Belgio come uno Yuppie degli anni ’80 guardava a Donald Trump…
Valter Lover(ier)beer è colui che ama la birra e concede al proprio innamorato di ricambiare senza compromessi.
Umilmente abbassa gli occhi quando gli faccio i complimenti e i convenevoli richiesti dalla deferenza. Spilla a pompa un assaggio di Papessa e me lo offre.

– Imperial Stout. Colore nero, schiuma estremamente compatta con sentori di frutta secca tostata, caffè e cacao. Pastosa, piena, per niente acida. Da accompagnare al cioccolato, così da esaltare la parte amara del gusto, o a un formaggio erborinato, così da stemperarla. Bellissimo prodotto ma già tracciato…

  – Poi la rivoluzione. Lambic. Gueze. Kriek. Pajottenland. Belgio.
La fermentazione spontanea. La terza via dell’estasi brassicola. “L’anello di congiunzione tra la birra e il vino”. 
Malto d’orzo, frumento, luppolo, acqua, lieviti selvatici e batteri autoctoni.
Gusto lattico. Fresca. Frizzante. Vinosa. Aromi di limone, aceto, 
metallo, formaggio ammuffito, catoi umidi, cantina, terra bagnata.

Valter produce un paio di birre acide (simil lambic…) di ascendenza fiamminga… 
  – la BeerBera, con l’aggiunta di uva barbera e senza lieviti aggiunti, che si fermenta spontaneamente – anche se in realtà si tratta di una fermentazione indiretta attivata dal mosto di Barbera –  in botti di legno e si accompagna perfettamente a tutto.

  – la Madamin, ambrata, vinosa, maturata esclusivamente in tini di rovere, con bassa acidità e amara, aroma di lieviti, frutti di bosco, legno e mandorle
… e una Kriek (tradizionalmente una lambic con l’aggiunta di ciliegie acidule che ha una grossa difficoltà nel controllo della dolcezza…) rivisitata, fenomenale:

  – BeerBrugna, alta fermentazione, inoculo di lieviti Brettanomyces  e batteri lattici che mantengono viva l’acidità… coupe de theatre: vengono aggiunte in macerazione, al posto delle tradizionali ciliegie, delle prugne damaschine che caratterizzano il prodotto in freschezza, sentori di frutta e piacevolezza al palato.
“Questa è la birra che mi rappresenta di più, che mi fa conoscere coeso al mio prodotto. Tecnica, tradizione, territorio e cultura del vino”…

Dopo questa risposta istintivamente ragionata, accompagnata dal sorriso della moglie che, senza proferire parola, continua a guardarlo orgogliosa di ogni suo gesto e di ogni sua frase, torna alla fanciullezza…
Mi fa vedere la locandina di un evento olandese a cui l’hanno invitato (unico birraio italiano presente) e sembra quasi non crederci. Lo tocca ripetutamente e probabilmente si accorge di come la realtà abbia superato abbondantemente i suoi sogni più azzardati.
Ogni volta che parla del suo percorso, dei suoi successi e delle sue capacità, ha uno sguardo ingenuo e stupito. Mi ricorda l’atteggiamento di un altro grandissimo artigiano italiano, quel Corrado Sanelli, innovatore tradizionalista, che ha sempre aperto l’orecchio per imparare.
Valter mi sembra questo. Un fagocitatore incredibile. Un alchimista determinato e silenzioso a cui pare riuscire facile qualunque cosa. Il ricordo concreto di una tradizione che si è rinnovata e che ha lasciato tutti con la bocca aperta… sorpresi, attoniti per le enormi fantasie nascoste nei meandri della mente di un gentile birraio di provincia…

LOVERBEER
STRADA PELLINCIONA, 7
MARENTINO (TO)

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