Se l’artigiano non è più solo… Valter Tagliazucchi

Pavullo nel Frignano. Appennino Modenese. Piccola via nascosta dietro una coltre di brutture e totale mancanza d’integrazione con quello che il paesaggio regala al pensiero in termini di poesia, tramonti e tempo libero. La serenità non si è trasformata in bellezza, eccetto che per questo piccolo negozio, riservato e gentile come la più classica delle epifanie.
Ci accoglie Stella. 24 anni. Un passato a metà strada tra la ragioneria, la giurisprudenza e uno studio notarile. Una possibilità, colta, di cambiare vita e di seguire le orme del padre. Probabilmente alla ricerca di se stessa, di qualcosa che rappresentava più una mancanza che un’assenza. 
Il passaggio arriva senza un’imposizione coatta, ma con qualcosa che si staglia sull’orizzonte dell’impossibilità di fare altrimenti. Di fare, senza quella passione, senza quei sacrifici e quelle sofferenze che hanno portato il padre a raggiungere i risultati che ha raggiunto.
E’ stata la Scelta che ha seguito la stima.
Tutto ciò lo dicono i suoi occhi.
Il merito più grande di suo padre, Valter. Quello che una vita di lavoro e di traguardi non potrà mai rilasciare.
Il disvelamento di una strada altra, quella per cui l’artigiano non è più solo e non è più la tradizione di una famiglia.
La maniera di una figlia che riesce a trasmettere una passione trasmessale, attraverso un modo tutto suo di guardare al futuro, scorgendoci bellezza.
Suo padre è Il Giamberlano, il pasticcere di corte, quella persona che attraverso le buone maniere ha costruito il suo mondo e attraverso la sua arte ha soddisfatto il mondo altrui.
Lei è la realizzazione unica di una tradizione di Maestri che hanno intrapreso la via del cioccolato come unica Via e l’accoglienza come modo di relazione.
Straordinaria padrona di casa. Anche per un ordinario che consta di grandi produttori, di uomini gentili e di paesaggi fiabeschi. Anche per chi ha avuto il privilegio di guardare la luna e di vederla come amante e non come lampione. Stupore.
Stella ci accoglie nella sua boutique soavemente. Con tutto ciò che ruota intorno a questo concetto. Prepara piattini con cioccolatini sublimi, taglia torte, ci offre vino e acqua e, nel mentre, continua a dialogare, raccontando, con deferenza verso un mondo che non è ancora il “suo”, la sua storia, quella di suo padre e quella del cioccolato in Italia.
Ogni nome che esce dalla mia bocca si trasforma in un viaggio dentro un ricordo, in una frase sentita da Valter, in un momento di coesione, felicità e soddisfazione.
Poi si placa e mi invita all’assaggio.
La partenza viene affidata alle praline…

– Al pistacchio, allo zafferano, al tabacco, ripiene di pasta di mandorla, ripiene di gelatina: estetiche, consolatorie e conviviali.

  – Ripiene di Creme Brulè: la vaniglia cotta e quel tocco di caramello bruciato bilanciano il cioccolato, esaltandone le note amare. Pacate e appaganti.

  – Al sale himalayano: mentre le assaggio, il mio viso è assuefatto verso il buono. Poi i miei denti incontrano il sale e lo triturano insieme al cioccolato. Mi fermo e trovo un cantuccio. Rilassanti.

  … la continuazione è affidata alla Torta Montecuccoli e ai suoi attributi (invenzione di Valter con dedica al suo concittadino più illustre e ironia sugli anni che passano e per le potenzialità che si raggrinziscono…):
mix di mandorle pugliesi molto tostate e cioccolato (Barry Callebaut) che richiama sentori e retrogusti di un caffè, presente ma solo come assenza. Odore legnoso. Cuore morbido. Ricordi di nulla di simile. Qualcosa di totalmente slegato ad un passato già passato. Ottima. 

… poi arriva Valter, una persona riservata.
Traccia con poche parole i confini del suo mondo, i suoi partecipanti, la sua storia. Risponde, alle mie provocazioni, con modi di dire legati alla sua terra.
…ci lascia con un punto esclamativo: “Il mio panettone è il più buono del mondo…!”.
Ha comprato la mia curiosità con nove parole.
Ed effettivamente ne sarebbero bastate meno, forse nessuna…
Forse sarebbe bastato un assaggio (candido, umido, uvette cilene, odore di lievito e sapore persistente di dolce e acido nella stessa completezza… favoloso)…
… e ci rimanda a Stella. Che gli aveva lasciato spazio, sottolineandone l’unicità e la cultura e che, indefessa, si è prodigata nel riempirci il gusto, intessendo una comunicazione basata sulla prova concreta di una tradizione e di un’innovazione.
Gran maestra di cerimonia, ha riempito gli spazi vuoti, ha gestito il rito dell’assaggio trasferendolo, con esperienza, dal contesto al testo come fosse l’unico modo sincero di relazionarsi al mondo. Chapeau!

IL GIAMBERLANO
VIA ROSSINI, 14/16
PAVULLO NEL FRIGNANO (MO)

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